San Tommaso
Pirago di Longarone (Bl), 1985
Nell’appiattimento fisico provocato dalla catastrofe del Vajont, che tutto livellò, uomini e case, rimasero due oggetti emergenti nel paesaggio: l’abside ed il campanile della vecchia chiesa di Pirago.
Guardando la desolazione della valle straziata dall’acqua, anche nelle foto che rimangono, Qualcuno sembra mostrare che “il terremoto” restituisce all’uomo ciò che valgono realmente le cose materiali, quelle in cui poniamo normalmente la nostra speranza.
Ma attraverso questo evento imprevisto e permesso, Dio all’uomo dice anche altro:
“ricordati che se vuoi ri-costruire non puoi non partire da Me, che sono ovunque, ma che ho dato preferenza al tempio, come luogo della mia dimora, poiché li si riunisce l’assemblea di coloro che mi riconoscono e che accettando di accogliere il mio invito nei sacramenti, diventano il mio corpo”.
Il tempio invece è rimasto un monumento perché si preferisce rinchiudere la Sua presenza in un passato tragico, che sembra voler rimanere tale, pur di non accettare il dialogo drammatico con Chi può restituire un significato buono anche a questo apparente disastro.
Riusciremo a far capire, anche attraverso il nostro lavoro, che i luoghi hanno un anima e che, anche i più tristi, desiderano uscire dal loro isolamento per tornare ad essere goduti?